In 20 anni di “seconda repubblica” un mantra è stato ripetuto a reti unificate più di ogni altra cosa: il voto utile. In un sistema bipolare come quello imposto in Italia a partire dai primi anni ’90, secondo i dettami che venivano propinati quotidianamente dai media, i cittadini avrebbero potuto influire sulle sorti del Paese soltanto votando uno dei due principali partiti, che si sarebbero dovuti alternare alla guida del governo. Nei fatti questa logica ha destrutturato l’essenza stessa della democrazia rappresentativa, ovvero la pluralità di posizioni politiche e la possibilità di una rappresentanza sociale in Parlamento garantita ad ogni strato della popolazione. Dopo l’esperienza del governo Monti possiamo capire quale era lo scopo di questo mantra e a chi questi voti sono stati effettivamente utili. Infatti per 20 anni sono state condotte politiche utili soltanto alle grandi imprese e alle banche, che hanno prodotto il massacro sociale che oggi è sotto gli occhi di tutti, ma che è stato accettato dagli italiani con la scusa che altrimenti l’altro polo sarebbe subentrato ed avrebbe picchiato ancora più forte, in un contesto di scelte inevitabili. Dopo l’ultimo governo Berlusconi la situazione sembrava aver toccato il fondo del barile, e la popolazione manifestava finalmente la necessità di una svolta a sinistra. Il Partito Democratico, che aveva duramente attaccato l’operato del governo e dipinto il blocco berlusconiano come il male assoluto, avrebbe potuto tranquillamente ottenere una vittoria schiacciante sulla base di un programma veramente progressista. Noi comunisti infatti avevamo avanzato la proposta di un Fronte Democratico per uscire dal disastro prodotto da Berlusconi e dalle sue politiche recessive. Il PD però ha preferito governare per più di un anno con il suo nemico storico e con i centristi di Casini, all’unica condizione di cambiare il Presidente del Consiglio. Così è nato il governo Monti, spacciato per “tecnico” ma in realtà marcatamente politico, e la maggioranza parlamentare ha votato le leggi che hanno portato l’Italia ad una sudditanza incondizionata nei confronti della Germania e dell’Unione Europea, come il Fiscal Compact (che terrà il nostro Paese in recessione per 20 anni), l’introduzione del Pareggio di Bilancio in Costituzione (che che esautora il popolo della sovranità consegnandola ai mercati) e tutti i tagli indiscriminati allo Stato sociale, alla sanità e all’istruzione della Spending Review , passando per l’abolizione dell’art.18 e la controriforma delle pensioni (che obbliga i lavoratori ad andare in pensione molto oltre la soglia dei 60 anni) volute dalla Fornero. In sostanza il governo Monti e chi lo ha appoggiato, con la scusa di “salvare l’Italia”, ha fatto gli interessi delle banche e dei mercati smantellando diritti, servizi e democrazia, ha aggravato la crisi (prodotta dai banchieri e dai grandi industriali) impedendo la crescita, non toccando neanche minimamente i super-stipendi dei parlamentari. Per queste ragioni Rifondazione Comunista (insieme ai Comunisti Italiani, all’Italia dei Valori, ai Verdi ed a molti movimenti della società civile) alle prossime elezioni ha deciso di sostenere la lista “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia ( un ex magistrato di Palermo da tempo impegnato nella lotta alla Mafia e alla criminalità organizzata, di recente vessato da alcune forze politiche per delle indagini condotte sul rapporto tra lo Stato e Cosa Nostra), una lista di sinistra antiliberista veramente alternativa alle suddette ricette che stanno portando il Paese nel baratro. L’obiettivo è di uscire dalla crisi nell’unico modo possibile: alzare salari e pensioni per ridare potere d’acquisto ai lavoratori. Abolire l’IMU, una tassa ingiusta sulla vita dei cittadini, tagliando i veri sprechi, come gli armamenti (F-35) che costano all’Italia oltre un milione di euro all’anno. Evitare la costruzione di grandi opere inutili, ad esempio la TAV, per la quale è prevista una spesa di miliardi di euro (senza contare i danni ambientali e i disagi per la popolazione locale). Tassare i grandi patrimoni e soprattutto attuare un netto intervento dello Stato in economia per riportare la gestione dei soldi pubblici sotto il controllo dei cittadini. Il panorama attuale vede Berlusconi che critica l’operato del governo che ha sostenuto per un anno. Casini che rivendica le scelte recessive di Monti. Bersani, sostenuto dalla pseudo-sinistra di Vendola, che parla in astratto di lavoratori ma continua a sostenere a spada tratta la riforma Fornero. Grillo che farnetica formule imprecisate, proponendo soluzioni folli come il ritorno alla Lira, mentre guida in maniera dittatoriale un movimento/azienda che ha come unico obiettivo salvaguardare e magari ampliare gli interessi di Casaleggio. La necessità di una vera sinistra che si faccia carico delle istanze delle classi più deboli si fa sentire, e Rivoluzione Civile è l’unica lista attualmente in ballo in grado di sostenere questo compito e far definitivamente uscire l’Italia dalla crisi.