Ai compagni e alle compagne di Rifondazione Comunista
Roma, 16 gennaio 2013
Cari compagne e compagne,
vi scrivo per la seconda volta in poche settimane. Lo faccio ed alla vigilia di una importante campagna elettorale per cercare di riassumere il senso del nostro impegno in RIVOLUZIONE CIVILE con Ingroia
candidato presidente.
Innanzitutto considero un successo politico essere riusciti a dar vita a questa lista autonoma dal PD. Erano
anni che ci lavoravamo e ancora poche settimane a molti fa pareva una impresa impossibile. Non solo, il
programma di questa lista, pur non raccogliendo completamente il nostro programma, è buono. Vi sono le
cose fondamentali che vanno dette per disegnare una alternativa: dal no al fiscal compact e alla Tav in
avanti. Inoltre riamo riusciti a far accantonare definitivamente l’idea di fare la desistenza al Senato nei
confronti del centro sinistra. Si sarebbe trattato di una scelta suicida che avrebbe trasformato la lista ad una
sorta di appendice minoritaria del PD, priva di prospettiva e progetto politico. RIVOLUZIONE CIVILE si
presenta quindi agli elettori come polo politico autonomo dal centro sinistra, esattamente come noi
volevamo.
Com’è noto questa lista è il frutto di un accordo tra 6 movimenti politici (Rifondazione Comunista, PdCI,
IdV, Verdi, Movimento arancione di de Magistris, Rete 2018 di Orlando) e Antonio Ingroia che è il candidato presidente. Purtroppo le vicende di Cambiare si può hanno impedito che questo processo fornisse un contributo decisivo e positivo alla costruzione della lista. Così tutto il percorso di partecipazione
democratica avviato con le assemblee di cambiare si può è rimasto privo di uno sbocco politico e le
dinamiche di costruzione delle liste – anche a causa della totale mancanza di tempo – non hanno avuto
passaggi di legittimazione democratica. La stessa drammatica mancanza di tempo per far conoscere la lista
ci ha portato a scegliere di inserire il nome di Ingroia nel simbolo, cosa che certo non corrisponde alla
nostra cultura politica ma che è indispensabile per rendere riconoscibile una lista appena nata. Frutto di
questo accordo è stata così la costruzione di liste in cui la maggioranza degli eletti sarà espressione della
società civile. In questo quadro abbiamo candidato 10 compagni e compagne indicate dalla Direzione
Nazionale che hanno la possibilità di essere eletti a seconda della percentuale che prenderà la lista. Con il
4% ci saranno due eletti, con il 4,5 saranno 3 e così via aumentando. Oltre a questi vi è un centinaio di altri
compagni e compagne presenti nelle liste in posizioni più arretrate.
La prima cosa da sottolineare è quindi che il voto che ognuno e ognuna di voi esprimerà, non servirà solo
ad eleggere coloro che sono in lista nella vostra circoscrizione ma servirà ad eleggere compagni e
compagne che sono nelle altre circoscrizioni. I voti infatti si sommano sul piano nazionale e solo un risultato
positivo in termini complessivi permetterà l’elezione dei compagni e delle compagne indicati da
Rifondazione. Questo è il punto fondamentale da tener presente: ogni mancata partecipazione alla
campagna elettorale, in qualunque parte del paese, è un modo per impedire al nostro partito di rientrare in
parlamento, è un atto contro rifondazione comunista e il suo progetto politico. La mancata partecipazione
alla campagna elettorale è un suicidio politico, non un atto di protesta.Lo dico perché la formazione delle liste ha prodotto grandi malumori, quasi tutti comprensibili ma a mio parere quasi tutti esagerati. Se si fa una lista con altri partiti e movimenti – scelta decisa dal partito nella perfetta consapevolezza che questo fosse il solo modo possibile per garantire la presenza in Parlamento delle forze che si sono opposte a Monti e la nostra stessa rappresentanza – è poi inutile lamentarsi del fatto che nella maggioranza delle teste di lista non ci sono nostri compagni o che vi è il leader di un altro partito capolista nella nostra circoscrizione. Se Ferrero è nella testa di lista a Torino, di Pietro lo sarà a Milano. Non è pensabile che i nostri ci siano e gli altri debbano scomparire. La stessa cosa vale per liste: essendo liste a maggioranza di società civile e quindi per meno della metà composte da esponenti di partito, per forza di cose i nostri compagni e compagne sono una piccola minoranza della lista e non sempre saranno nella parte alta della lista. Così come è successo agli altri.
Il punto fondamentale allora non è di concentrare la discussione sul fatto che nella circoscrizione in cui
votiamo il nostro sta al decimo o al ventesimo posto. Il punto fondamentale su cui discutere è che il nostro
voto è decisivo per portare in parlamento un gruppo di deputati in opposizione alle destre e al governo
Monti Bersani e per eleggere i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista a prescindere da quale
è la circoscrizione in cui è candidato o candidata.
In questo quadro, per il Senato – che ha collegi a base regionale – in 4 situazioni il capolista di RIVOLUZIONE CIVILE è un compagno o una compagna di Rifondazione e che quindi può essere eletto: Marino Andolini in Friuli Venezia Giulia, Giovanna Capelli in Lombardia, Roberta Fantozzi in Toscana e Marco Gelmini in Umbria.
In questa lista – messa in piedi in poche settimane – vi sono certo disomogeneità e un notevole pluralismo
di culture e percorsi politici. Rivoluzione Civile non è Syriza o il Fronte de Gauche. Rivoluzione Civile è uno
spazio politico che si colloca a sinistra del PD, in cui noi siamo, con ogni evidenza, il partito più a sinistra.
Detto questo è bene evitare di gettare il bambino con l’acqua sporca: il progetto di Rivoluzione Civile non è
solo utile ma necessario ed è il massimo che potevamo fare nelle condizioni date. Rivoluzione Civile è un
passo in avanti anche se non è – perlomeno non è ancora – la costruzione di una forza unitaria della sinistra
di alternativa. Dobbiamo lavorare affinché questo processo avanzi e il modo migliore per farlo oggi è quello
di votare e far votare Rivoluzione Civile. Come abbiamo visto dopo il 2008, dopo le sconfitte si raccolgono i
cocci. Dobbiamo far si che le elezioni del 24 febbraio 2013 con il successo elettorale di Rivoluzione Civile
siano un punto di partenza. Per i comunisti e le comuniste , per la sinistra, per il movimento operaio.
Un caro saluto e buon lavoro
Paolo Ferrero