Mentre tutti i fari dei mass media nel raccontare l’inchiesta “Mondo di mezzo” vengono puntati su Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar e accusato di aver fatto parte della Banda della Magliana, a piazzale Clodio la sensazione è che siamo solo al principio di un sisma destinato a propagarsi coinvolgendo ampie fette di centrosinistra. Le carte dell’indagine raccontano di un malaffare talmente diffuso che potrebbero essere clamorosi gli sviluppi dell’indagine. Il Prc di Roma nel 2013 aveva già messo in luce in un dossier i punti di contatto, specialmente sul piano urbanistico, tra alcune amministrazioni di centrosinistra e il centrodestra di Alemanno. Nelle intercettazioni raccontate dal procuratore Pignatone nel corso della conferenza stampa, viene fuori come lo stesso Carminati parla dell’importanza di cercare addentellati anche nelle amministrazioni di centrosinistra.
In manette, nell’operazione congiunta di Ros e Guardia di Finanza, lo ricordiamo sono finiti infatti l’ex amministratore dell’Ente Eur, Riccardo Mancini (da sempre braccio destro di Alemanno) e quello dell’Ama, Franco Panzironi, già vecchie conoscenze della procura di Roma. I due erano “pubblici ufficiali a libro paga” che fornivano “all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti”. I due manager si sono adoperati anche per “lo sblocco dei pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione e come garanti dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale”. Di fatto quello presieduto da Carminati è a tutti gli effetti un comitato d’affari che copriva tutti i settori produttivi della Capitale compreso il business dell’accoglienza degli immigrati e quello dei campi nomadi. Tra gli arrestati c’è anche Luca Odevaine, già capo di gabinetto nel 2006 dell’allora sindaco di Valter Veltroni, che nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale ha orientato, in cambio di uno “stipendio” mensile di 5 mila euro garantito dal clan, le scelte del tavolo per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite da uomini dell’organizzazione. Tra gli indagati anche tre esponenti di punta dell’attuale amministrazione capitolina: l’assessore alla casa Daniele Ozzimo e il presidente dell’assemblea capitolina Mirco Coratti, entrambi del Pd, che si sono già dimessi pur dichiarandosi “estranei”. Indagato anche il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano, che oggi sarà rimosso dal suo incarico. Un altro personaggio chiave dell’inchiesta è Salvatore Buzzi braccio destro di Carminati, e legato in passato ad ambienti della sinistra. Buzzi, 59 anni, arrestato con il presunto capo della ‘Mafia Capitale’, intercettato dai carabinieri diceva però che ‘la politica è una cosa, gli affari so’ affari”. E lui, condannato in passato per omicidio, si era inventato prima una cooperativa sociale con ex detenuti e poi aveva creato un piccolo impero nel settore, ha spiegato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Capace di mettere al tavolo – in senso letterale – esponenti di destra e di sinistra, a lui Carminati aveva chiesto di “mettersi la minigonna e battere” per ingraziarsi la nuova giunta Marino. Nel corso della conferenza stampa, Pignatone ha raccontato di un incontro tra Buzzi e Antonio Lucarelli, il capo della segreteria dell’allora sindaco Gianni Alemanno, anche lui indagato nell’inchiesta. In pratica, Buzzi voleva incontrare Lucarelli per far sbloccare un finanziamento, ma l’allora capo segreteria di Alemanno si rifiutava di riceverlo. Dopo aver ricevuto una telefonata da Carminati, però, ha riferito Pignatone, Lucarelli si sarebbe precipitato da Buzzi, raggiungendolo fin sulla scalinata del Campidoglio, per dirgli che era “tutto a posto”. A quel punto Buzzi avrebbe commentato:”C’hanno paura de lui”.
Articolo di Fabrizio Salvatori
Fonte: http://www.controlacrisi.org