Di Paolo Ferrero – I vari commenti sulle elezioni di metà mandato degli Usa si soffermano sulla “storica” vittoria dei repubblicani. Secondo i politologi si tratterebbe quindi di una svolta a destra. Questo è ovviamente vero al livello della rappresentanza politica – i repubblicani sono più destra dei democratici – ma a mio parere questo è il frutto paradossale di uno spostamento a sinistra dell’elettorato statunitense che – attraverso il meccanismo deformante del bipolarismo – ha determinato la vittoria della destra. Provo a motivare brevemente questa mia affermazione che può risultare paradossale.
Parallelamente alle elezioni politiche parziali, si sono svolti in vari stati referendum su questioni di una certa rilevanza. Segnalo perché mi paiono assai significativi i seguenti: in 5 Stati (in maggioranza repubblicani) si tenevano referendum sull’aumento del salario minimo. In tutti gli Stati ha vinto – anche con margini ampi – la proposta di aumentare i salari minimi. Ovviamente i repubblicani erano contrari. In 4 Stati si è votato per forme diverse di legalizzazione della marijuana. In 3 stati ha vinto chi sosteneva la legalizzazione. In 3 stati si è votato su quesiti che attenevano al tema dell’aborto. In 2 ha vinto il fronte abortista. Tutto si può dire salvo che questi dati segnalino uno spostamento a destra dell’opinione pubblica.
In secondo luogo mi pare obbligatorio sottolineare come più che di una vittoria dei Repubblicani si sia trattato di una sconfitta dei Democratici. La partecipazione al voto a queste elezioni è infatti letteralmente crollata. A queste elezioni ha votato il 36,6% degli aventi diritto rispetto al 40,9% che aveva votato nel 2010 alle ultime elezioni di metà mandato. Abbiamo quindi un crollo dei votanti e i dati che ho trovato in merito sottolineano come il crollo sia avvenuto maggiormente negli Stati dove i democratici erano più forti, tra i giovani, tra le minoranze etniche e nella parte meno istruita della popolazione.
I dati ci parlano quindi del fatto che una larga parte degli strati più deboli della popolazione – che nelle ultime elezioni aveva votato democratico nella speranza di una cambiamento – questa volta non sono andati a votare perché il cambiamento non l’hanno visto. A me pare quindi che il voto segnali che negli Usa è cresciuta una diffusa domanda di giustizia sociale, che si è sentita presa in giro dai democratici e che quindi non li ha più votati. Tutti i sondaggisti segnalano come larga parte della popolazione – compreso l’elettorato repubblicano – ritenga che la ripresa in corso stia favorendo i ricchi, le banche e i soliti noti, mentre nulla venga in tasca agli strati popolari. Può sembrare un paradosso ma la destra ha vinto le elezioni perché il paese si è spostato più a sinistra in senso egualitario e non ha trovato chi poter votare per esprimere questo orientamento.
Io penso che questo non avvenga a caso ma sia precisamente il motivo per cui è stato costruito e si cerca di estendere in ogni dove il bipolarismo. Negli Usa il sistema bipolare è istituzionalizzato e anche un bambino capisce che entrambi gli schieramenti sono interni all’establishment dominante e che non fanno quindi gli interessi delle classi popolari. Dentro la crisi che ha evidenziato le storture del neoliberismo e della finanza globalizzata, questa consapevolezza è emersa con più chiarezza e Obama che aveva suscitato un’aspettativa di cambiamento è stato duramente e giustamente punito. I delusi da Obama non sono andati a votare repubblicano, semplicemente non si sono recati alle urne. Hanno manifestato il loro dissenso non dando il voto.
Credo di poter affermare senza essere smentito che se negli stati Uniti vi fosse stato un sistema proporzionale, una parte di questa critica si sarebbe espressa con un voto a sinistra del partito democratico. Al contrario, nel sistema bipolare, l’unico modo per esprimere il proprio dissenso – da sinistra – è quello di non votare, di non turarsi il naso. E’ infatti evidente che un elettore critico con il moderatismo di Obama non voterebbe mai repubblicano vista la loro manifesta la posizione a favore dei ricchi degli industriali e dei banchieri.
Questa vicenda mi pare quindi sia un esempio da manuale di come il bipolarismo, lungi dal permettere al popolo di esprimere le proprie opinioni per vederle rappresentate, è semplicemente un sistema che mantiene la parvenza della democrazia come finzione teatrale attorno alla permanenza indiscussa della difesa dei privilegi dei ricchi, della finanza, della grande industria.
Questo dovrebbe far riflettere chi da sinistra continua a sostenere la necessità in Italia di rafforzare un sistema bipolare che palesemente non esiste nella società. La proposta di legge di Renzi, – il superporcellum con il ballottaggio- ha un unico obiettivo: rendere impermeabile alle istanze popolari il terreno del governo perché chiunque vincerà sarà espressione di uno dei due poli di centro destra o centro sinistra che – analogamente ala situazione statunitense – sono palesemente espressione delle classi dominanti italiane ed europee.
Per queste ragioni ritengo necessario lottare per impedire l’approvazione di una nuova legge elettorale in quanto va benissimo quella che c’è, frutto della sentenza della Consulta: proporzionale con sbarramento e una preferenza. Il proporzionale è l’unico sistema che permette ai popoli di costruire effettivamente una propria rappresentanza politica evitando di dover semplicemente scegliere a quale frangia delle classi dominanti delegare la propria rappresentanza oppure di doversi astenere. Nemmeno più negli Stati Uniti si turano il naso, bisognerebbe smetterla di farlo anche in Italia. www.rifondazione.it