La Costituzione della Repubblica italiana definiva in modo chiaro i ruoli dei vari organi dello Stato. Il Parlamento doveva fare le leggi, trovando convergenze particolari sui singoli provvedimenti. Al governo toccava eseguire (non a caso si chiama “esecutivo”) e solo in casi di provata emergenza poteva emanare decreti-legge, scavalcando il Parlamento. Eppure da vent’anni a questa parte si è avuto un progressivo stravolgimento dei ruoli. I governi (di tutti i colori) hanno iniziato a decidere a suon di decreti, che il parlamento poi doveva solo ratificare. Si è creato il mito della “governabilità” si è preteso di semplificare il quadro politico, cancellando le voci fuori dal coro. E parte essenziale di questo disegno volto a blindare un certo ceto politico, è stata la modifica del sistema elettorale. Le riforme del ’93 (mattarellum) e del 2006 (dal nome significativo di “porcellum”) sono servite a comprimere le diverse opzioni politiche in due blocchi simili, che hanno finto per alcuni anni di essere alternativi fra loro, per poi finire a governare allegramente assieme, in nome e per conto delle banche e dei poteri forti. La legge elettorale del 2006 aveva permesso l’imposizione di questo regime bipolare:
- imponendo ai partiti indipendenti una percentuale minima -per entrare in Parlamento- doppia rispetto ai partiti coalizzati. Cioè un partito fuori dal coro per entrare in Parlamento aveva bisogno del 4%, mentre una forza “allineata” poteva accedere con soltanto il 2% dei voti.
- imponendo la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera alla forza che prendeva più voti, anche se sul piano proporzionale era molto lontana dal 50%. Così si escludeva a priori la necessità costituzionale di ricercare una maggioranza sui singoli provvedimenti.
- imponendo liste bloccate di persone scelte dai dirigenti di partito, senza la possibilità per i cittadini di esprimere preferenze o manifestare “distinguo” all’interno dei singoli partiti.
Dopo sette anni dall’approvazione del “porcellum” finalmente la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza di incostituzionalità per i tre motivi sopra elencati. E la risposta delle due principali forze politiche (PD e PDL) quale è stata? Semplicemente reinventarsi una nuova legge elettorale, che RIPROPONE TUTTI E TRE GLI ELEMENTI DI INCOSTITUZIONALITA’, OLTRETUTTO INGIGANTITI. Infatti nel disegno Renzi-Berlusconi :
- Si ripropongono gli sbarramenti “differenziati” fra i partiti fuori dal coro ed i partiti allineati. Semplicemente si raddoppiano le percentuali minime (8% per i partiti indipendenti–4,5% per gli allineati). In più si inventano meccanismi che consentono di entrare in Parlamento anche agli “allineati” che non raggiungono la quota (altro che semplificazione!)
- Si ripropone il premio di maggioranza assoluta per la forza che prende più voti, e se da un lato si stabilisce almeno una quota minima (35 o 37%) per far scattare il premio, dall’altro si estende ad entrambe le camere, blindando la maggioranza.
- Si ripropongono le liste bloccate, senza possibilità di esprimere preferenze, esattamente come nel “porcellum”.
Sicuramente la nuova legge elettorale –se verrà approvata- sarà oggetto di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale, esattamente come la precedente. Ma con i tempi biblici di cui hanno bisogno gli organismi giudiziari italiani, nel frattempo la classe dirigente si sarà assicurata un altro decennio di potere senza interferenze…