di Joseph Halevi
Le politiche di austerità condotte in Grecia, Italia e Spagna stanno aggravando la crisi e la stessa situazione debitoria dei paesi summenzionati. Questo stato di cose comporta la rottura del meccanismo di trasmissione monetaria nell’eurozona. Al grande pubblico non se ne parla ma negli organi più specializzati la rottura monetaria dell’eurozona viene sottolineata ai massimi livelli.
La settimana scorsa il governatore della Banque de France Christian Noyer ha concesso un’intervista al quotidiano finanziario tedesco Handesblatt, riportata per intero in francese sul sito della Banque de France.
La settimana scorsa il governatore della Banque de France Christian Noyer ha concesso un’intervista al quotidiano finanziario tedesco Handesblatt, riportata per intero in francese sul sito della Banque de France.
(http://www.banquefrance.fr/uploads/tx_bdfgrandesdates/HandelsFR_final.pdf).
Dopo aver espresso la sua fedeltà all’euro, Noyer afferma che «la modificazione dei nostri tassi d’interesse centrali (della Bce) non si sta ripercuotendo sull’economia. Per i mercati il tasso applicato alle varie banche dipende dal costo del finanziamento dello Stato e non dai tassi fissati dalla banca centrale». E qui appare la giustissima osservazione che avrebbe dovuto ottenere titoli di prima pagina: «Ciò significa che la trasmissione della politica monetaria non è operante». Vale a dire, la Bce non riesce più a dirigere la politica monetaria dell’eurozona. Noyer sottolinea che tale fenomeno «è inaccettabile per una banca centrale in un’unione monetaria». Il sistema monetario europeo non è dunque più tale. L’unica misura che ottiene la fiducia dei mercati è l’elargizione di soldi direttamente alle banche. Tuttavia, sostiene Noyer, «in futuro non possiamo appoggiarci indefinitivamente su un sistema ove la banca centrale finanza massicciamente il sistema bancario e riceve massicciamente liquidità dall’altro lato del suo bilancio». L’euro è pertanto diventato una mucillagine.
Possiamo ora raffrontare le ineccepibili constatazioni di Noyer con l’affermazione con cui Mario Draghi chiude l’intervista a le monde di ieri 24 luglio. L’euro non è in pericolo, afferma Draghi senza addurre alcuna spiegazione economica. Tira invece in ballo l’insindacabilità della classe politica. Citiamolo integralmente: «Si vedono degli analisti immaginare scenari di esplosione della zona dell’euro. Ciò equivale a misconoscere il capitale politico che i nostri dirigenti hanno investito nell’unione e l’appoggio dei cittadini europei. L’euro è irreversibile». Certamente, fino alla sua putrefazione totale, visto che il sistema monetario di cui è espressione non funziona proprio più nelle sue arterie e centri nevralgici principali.
Dopo aver espresso la sua fedeltà all’euro, Noyer afferma che «la modificazione dei nostri tassi d’interesse centrali (della Bce) non si sta ripercuotendo sull’economia. Per i mercati il tasso applicato alle varie banche dipende dal costo del finanziamento dello Stato e non dai tassi fissati dalla banca centrale». E qui appare la giustissima osservazione che avrebbe dovuto ottenere titoli di prima pagina: «Ciò significa che la trasmissione della politica monetaria non è operante». Vale a dire, la Bce non riesce più a dirigere la politica monetaria dell’eurozona. Noyer sottolinea che tale fenomeno «è inaccettabile per una banca centrale in un’unione monetaria». Il sistema monetario europeo non è dunque più tale. L’unica misura che ottiene la fiducia dei mercati è l’elargizione di soldi direttamente alle banche. Tuttavia, sostiene Noyer, «in futuro non possiamo appoggiarci indefinitivamente su un sistema ove la banca centrale finanza massicciamente il sistema bancario e riceve massicciamente liquidità dall’altro lato del suo bilancio». L’euro è pertanto diventato una mucillagine.
Possiamo ora raffrontare le ineccepibili constatazioni di Noyer con l’affermazione con cui Mario Draghi chiude l’intervista a le monde di ieri 24 luglio. L’euro non è in pericolo, afferma Draghi senza addurre alcuna spiegazione economica. Tira invece in ballo l’insindacabilità della classe politica. Citiamolo integralmente: «Si vedono degli analisti immaginare scenari di esplosione della zona dell’euro. Ciò equivale a misconoscere il capitale politico che i nostri dirigenti hanno investito nell’unione e l’appoggio dei cittadini europei. L’euro è irreversibile». Certamente, fino alla sua putrefazione totale, visto che il sistema monetario di cui è espressione non funziona proprio più nelle sue arterie e centri nevralgici principali.
il manifesto (26 luglio 2012)