LAVORO, NON C’E’ L’ACCORDO MA IL CONFRONTO CONTINUA. PRC: “SI VADA ALLO SCIOPERO GENERALE”

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Fonte “contro la crisi”



L’accordo formale sulla riforma del mercato del lavoro “ancora” non c’è. Al massimo potrebbe uscire, come proprone il presidente del Consiglio Mario Monti, un verbale “con le posizioni di accordo o di disaccordo” che sia la base del dibattito parlamentare. Al termine di un tour de force durato due giorni interi, la trattavia sembra arrestarsi a un passo prima della firma definitiva. Il nodo rimane quello dell’Art. 18. Un momento delicatissimo, che quasi tutti si affannano a non far precipitare in una rottura completa. Il Governo ha preteso il massimo. E ciò non ha consentito alla Cgil di mettere la firma. Per la Cgil,
“nonostante gli sforzi unitari per costruire una mediazione con il governo, l’esecutivo ha solo manistestato l’intenzione di manomissione dell’articolo 18. È più che fondato il timore che in realtà l’obiettivo del governo non sia un accordo positivo per il lavoro ma i liceniziamenti facili”. 

E’ lo stesso ministro Elsa Fornero che a conclusione del confronto a palazzo Chigi invita le parti sociali a non considerare chiusa la fase. “Il dialogo non finisce oggi – dice- ma continua per la scrittura delle norme”. Gli fa eco l’ineffabile Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che dà un giudizio positivo sulle “linee guida e sull’articolo 18”. La Cisl, dunque, “apprezza” la spinta verso il tempo indeterminato e “la stabilizzazione per i giovani precari attraverso la stretta forte sulle partite Iva ed altre forme di flessibilità malate”. Non solo. Il sindacato, prosegue Bonanni rivolto al governo , “è soddisfatto sugli ammortizzatori sociali“ che sono usciti confermati. Serve però, aggiunge, “il mantenimento dei contratti di solidarietà come avviene in Germania e occorrono maggiori politiche attive per il reimpiego”. “Possiamo lavorare ancora intensamente fino alla fine della settimana per migliorare la riforma”, conclude.  

I testi sulla riforma del mercato del lavoro si chiuderanno “definitivamente entro venerdì”, 23 marzo, come puntualizza Fornero. Intanto, però, alcune cose nel “verbalino” vengono scritte. Questo è il testo per punti presentato da Fornero. 

Art. 18. Resta in vigore l’Art.18 per i licenziamenti discriminatori, mentre per quelli economici sarà previsto solo l’indennizzo al lavoratore. Per i licenziamenti economici, ha spiegato Fornero, sarà previsto solo il pagamento del risarcimento, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all’ultima retribuzione. Per i licenziamenti per motivi discriminatori, il reintegro sarà accompagnato dai contributi non versati durante il periodo di sospensione dal lavoro.  Per i licenziamenti disciplinari sarà previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro nei casi gravi o l’indennità con massimo 27 mensilità. 

Tipologie contrattuali/Partite iva. 
La proposta del governo sulle partite Iva prevede l’introduzione di lavoro subordinato dopo 6 mesi, se la prestazione di lavoro è presso un committente. I contratti di compartecipazione possono riguardare solo i familiari di primo grado.

Tipologie contrattuali/Apprendistato.
Il percorso lavorativo “inizia con un apprendistato vero”, che diventa un investimento per la formazione “e non strumento di flessibilità”. Al contratto di apprendistato segue la stabilizzazione e prosegue con la formazione on the job. Su questo “le imprese e il lavoro si devono impegnare per quelll’incremento di produttività necessario affinchè questo Paese cresca”. 

Tipologie contrattuali/Contratti a termine. Sarà prevista una aliquota contributiva aggiuntiva per finanziare l’Aspi (il nuovo sussidio di disoccupazione, ndr) dell’1,4% sulla retribuzione ma saranno esclusi i contratti sostitutivi e quelli stagionali. 

Tipologie contrattuali/Contratto a tempo indeterminato.
Il contratto di lavoro a tempo indeterminato diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoro e imprese. 

La bozza del Governo ha ben poco di innovativo, e non rinuncia per niente a portare l’offensiva contro l’Art. 18. Sulla precarietà, poi, rimane nel solco dell’impostazione precedente, ovvero un taglio agli eccessi da parte degli imprenditori biricchini. 
Mentre a palazzo Chigi era in corso l’incontro tra Governo e parti sociali in piazza Montecitorio è andata “in onda” la protesta della sinistra antagonista che per un intero pomeriggio è riuscita a mettere insieme le varie anime: dalla Federazione della sinistra (Massimo Rossi) a Sel (Alfonso Gianni), passando per il coordinamento ”No debito”, che ha lanciato la scadenza del 31 marzo a piazza Affari, Cobas, e via via anche alcuni personaggi ed esponenti politici e sindacali come Gianni Rinaldini, Paolo Ciofi, Dino Greco, Fausto Bertinotti, Roberta Fantozzi, Cesare Salvi, Franco Russo, Cremaschi, Tomaselli, Roberto Musacchio, Patrizia Sentinelli, Nando Simeone (Sinistra Critica). A chiudere gli interventi il segretario del Prc Paolo Ferrero.

“Le parole della Fornero significano di fatto la cancellazione dell’articolo 18 – sottolinea Paolo Ferrero in una dichiarazione congiunta con la responsabile Lavoro Roberta Fantozzi- Sostenere che il reintegro nel posto di lavoro sarà possibile solo nei casi di licenziamento discriminatorio e nei casi ‘gravi’ di licenziamento disciplinare, mentre per i licenziamenti per motivi economici non vi sarà reintegro ma solo un indennizzo significa che tutte le aziende licenzieranno per motivi economici. La reintegra ci sarà nel solo caso in cui il datore di lavoro dichiari che licenzia una persona perchè è nera o comunista o iscritta al sindacato. Cioè mai. È una proposta inaccettabile che non può essere firmata dai sindacati. Si vada allo sciopero generale; noi continueremo la mobilitazione”.

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