Nel secondo tempo hanno agitato lo specchietto delle allodole dei notai e delle posizioni di privilegio. Ma alla fine le posizioni di privilegio sono state tutte salvaguardate. Non sono toccate le banche a cui la prima manovra ha elargito una serie di consistenti sgravi fiscali, e non sono toccati neppure i notai che vedono un modesto incremento del loro numero, mentre si sarebbe potuto e dovuto stabilire ad esempio che tutta una serie di atti possano essere fatti da sindaci e segretari comunali. Il succo del secondo tempo sta invece nel rafforzare ulteriormente i processi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, da cui si salva solo l’acqua, e in un nuovo attacco al lavoro, con l’eliminazione dell’obbligo del rispetto del contratto nazionale nelle ferrovie.
Ora arriva il terzo tempo. La riforma degli ammortizzatori sociali che sarebbe necessaria, dovrebbe vedere la loro universalizzazione a settori di impresa e tipologie di contratti che ne sono esclusi. Con questo obiettivo, tempo fa, la Cgil aveva presentato una proposta di riordino seria e tutt’altro che irrealistica che andava nella giusta direzione e prevedeva accanto all’universalizzazione e semplificazione degli ammortizzatori sociali, l’istituzione di un reddito minimo per tutelare i disoccupati di lunga durata. Il governo invece propone di fare tabula rasa. Di eliminare la cassa integrazione straordinaria e in deroga e di ridurre la durata della cassa integrazione ordinaria a un anno. Nella crisi in corso si tratta di un intervento folle. Nel solo 2012 avremmo tra i 300.000 e i 500.000 disoccupati in più, perché non solo si riducono drasticamente i tempi, ma mentre la Cig e la Cigs mantengono il rapporto di lavoro in essere, “l’indennità risarcitoria” con tutta evidenza interviene dopo che il rapporto di lavoro è terminato. I contributi versati dai lavoratori verrebbero nuovamente sequestrati, come è già avvenuto per le pensioni, mentre Fornero dopo tanto parlare di Flexsecurity candidamente afferma che per il reddito minimo non ci sono le risorse. Ma non basta. Invece di disboscare i 46 tipi di rapporto di lavoro precari, li si mantiene, se pure con la promessa di farli costare di più. Dulcis in fundo Fornero parla della necessità di un “contratto calibrato sul ciclo di vita” Non è difficile capire cosa significhi nonostante le scarne parole del ministro. E’ la riproposizione di un contratto iniziale senza tutele in cui si può essere licenziati con piena “libertà” degli imprenditori, a cui seguono contratti che non rispondono più al principio che a parità di prestazione ci devono essere parità di condizioni retributive e di diritti, ma frantumazione ulteriore e ulteriore riduzione delle garanzie.
2. Va introdotta una patrimoniale sulle grandi ricchezze oltre gli 800.000 euro. Il Vaticano deve pagare l’ICI sulle attività commerciali. Va portata al 15% la sovratassa sui capitali scudati.
Va aumentata l’aliquota per i redditi sopra i 75.000 euro. Va contrastata davvero l’evasione fiscale e contributiva. Invece va eliminata l’addizionale Irpef e la tassazione sulla prima casa non di lusso, diminuite le tasse su lavoro e pensioni.
3. Vanno tagliate le spese militari: dagli F35, alle missioni di guerra, agli organici dell’esercito.
Vanno bloccate le grandi opere inutili e dannose come la Tav in Val Susa. Vanno tagliati i privilegi della politica.
4. Vanno eliminate le norme inique sulle pensioni. Va posto un tetto a 5000 euro perle pensioni d’oro e per ogni cumulo di pensione. Va garantita la pensione futura ai lavoratori precari.
5. Va fatto un piano per il lavoro e l’ambiente, per la conoscenza e il welfare. Si possono creare almeno mezzo milione di posti di lavoro nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nel riassetto del territorio, con l’obiettivo della piena e buona occupazione. Si può e si deve investire nuovamente nella scuola e nell’Università pubblica, nei servizi essenziali e nel sistema di welfare, a partire dall’ istituzione del reddito sociale
6. Vanno ridati diritti al lavoro. Va contrastata la precarietà e la legge 30. Va esteso l’articolo 18. Va abrogato l’articolo 8 che distrugge il contratto e i diritti del lavoro. Va fatta una legge sulla democrazia e il pluralismo sindacale.