Tratto dall’intervento di Arianna Ussi in Direzione Nazionale del PRC
Proprio in questi giorni, si sono concluse le assemblee di base della CGIL e si stanno aprendo i congressi provinciali di categoria. Al di là delle percentuali ottenute dai singoli documenti congressuali, credo che occorra avviare una prima riflessione su alcuni elementi di fondo. Innanzitutto, sulla bassa partecipazione degli iscritti cui in alcuni casi, corrisponde una mancanza di dibattito o di consapevolezza del tipo di assemblea in corso. C’è, indubbiamente, un senso di disaffezione e di sfiducia da parte di molti lavoratori nei confronti del sindacato e della sua deriva burocratica. Laddove, però, si sviluppa un dibattito, emerge con forza una contrapposizione ed un divario tra le burocrazie sindacali, lontane dai bisogni concreti dei lavoratori, da una parte, ed i lavoratori in carne ed ossa, con le loro istanze e le loro rivendicazioni, dall’altra. In secondo luogo, credo non si possa tacere l’assenza di democrazia che ha caratterizzato questa fase congressuale, in cui è evidente il clima di “normalizzazione” interna che la segreteria Camusso vuole imporre, come testimoniano la vicenda di Landini e quella, gravissima, dell’aggressione a Cremaschi, a cui addirittura è stato impedito di parlare. In realtà, anche in molte assemblee ci sono stati tentativi di limitare il dibattito, impedendo in vario modo a coloro che portavono posizioni critiche di esprimersi liberamente. Dobbiamo, innanzitutto, contrastare in modo netto la pericolosa deriva neocorporativa della CGIL della segreteria Camusso che si candida, di fatto, a cogestire il potere e non essere più un sindacato di rivendicazioni, ma un freno al conflitto sociale. Pertanto, la nostra deve essere una posizione di contrasto agli accordi padronali, da quello del 28 giugno fino all’accordo del 10 gennaio, che stanno portando ad uno snaturamento del sindacato. In questo senso, la proposta di legge “Piano per il lavoro” portata avanti dal nostro Partito, che si pone l’obiettivo di dare risposta alla crisi economica e alla gravissima situazione occupazionale, può fornire degli elementi di discussione ed assumere un ruolo propositivo, nel dibattito tanto congressuale quando esterno.